Logo Ferrari, storia e curiosità del Cavallino Rampante

Com’è nato il logo Ferrari? Storia e curiosità del Cavallino Rampante, donato dalla famiglia dell’eroe di guerra Francesco Baracca.

Il logo Ferrari, simbolo distintivo del brand Ferrari, delle sue auto e di tutto ciò che ruota intorno, è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, pochi però conoscono la vera origine del Cavallino Rampante. Mettiti comodo, prendi la copertina, una tazza di tè e adagiati sul divano… In questo articolo ti racconteremo la storia e le curiosità che gravitano attorno al logo Ferrari.

Storia del logo Ferrari: il Cavallino Rampante dell’eroe Francesco Baracca

Adalgisa Ferrari, mamma di Enzo, era nata a Lugo di Romagna, lo stesso paesino di Francesco Baracca, aviatore e asso della Prima Guerra Mondiale con 34 vittorie nei combattimenti aerei. Medaglia d’Oro al Valor Militare, il pilota morì giovane in combattimento sul Montello il 19 Giugno 1918.

L’aristocratico Francesco Baracca aveva prestato servizio nel Secondo Reggimento Cavalleria “Piemonte Reale”, dove lo stemma araldico era un cavallino rampante di color argento in campo rosso. L’asso dell’aviazione iniziò la sua attività facendosi dipingere sulla fusoliera del proprio aereo quello che sarebbe stato il futuro logo Ferrari: un cavallino rampante rosso. In seguito all’acquisto di un cavallo, al quale presto si affezionò, Baracca decise di mutare il colore del simbolo da rosso a nero, racchiudendolo all’interno di una nuvola bianca per rappresentare un cavaliere proteso nei cieli.

La prima gara di Enzo Ferrari e il Cavallino Rampante donato dalla famiglia Baracca

Nel 1923 Enzo Ferrari vinse la sua prima gara nel Circuito del Savio, una competizione molto importante sullo sterrato di Ravenna. Enrico e Paolina Baracca, genitori di Francesco, erano presenti alla competizione e rimasero impressionati dal coraggio e dall’ardimento del giovane Enzo. Dopo averlo conosciuto decisero di affidargli il simbolo del figlio caduto in guerra, per portare il cavallino rampante da un contesto bellico ad uno sportivo e come segno di buona fortuna.

Enzo accettò di buon grado, ma trasformò lievemente il futuro logo Ferrari modificando tre dettagli: pose la coda del cavallino verso l’alto, il fondo  divenne giallo (colore del Gonfalone della città di Modena) e aggiunse una fascia tricolore.

Lo stesso Enzo Ferrari qualche anno dopo dichiarò:

Quando vinsi nel 1923 il primo circuito del Savio, che si correva a Ravenna, conobbi il conte Enrico Baracca padre dell’eroe; da quell’incontro nacque il successivo con la madre, la contessa Paolina. Fu essa a dirmi, un giorno: ‘Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna’. Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori, in cui mi affidarono l’emblema. Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena.

La prima volta del logo Ferrari

Enzo Ferrari utilizzò il logo Ferrari per la prima volta solo 9 anni dopo. Alfa, proprietario del team, non gli permise di utilizzarlo e il giovane pilota dovette aspettare il 1932, nella 24 Ore di Spa. Da quel momento il logo Ferrari con il cavallino rampante divenne il simbolo del pilota e da lì a breve di un sogno e di una eccellenza tutta italiana.

Perché ci sono due loghi Ferrari?

Non esiste un solo logo Ferrari, bensì due. Il primo, rettangolare, è il brand commerciale della casa automobilistica ed è presente sulle vetture costruite a Maranello. Il secondo, a forma di scudo con le lettere “S” e “F”, è della Scuderia Ferrari, ed è impiegato per le gare.

Se sei interessato leggi anche:
“Logo Apple: storia e curiosità della mela morsicata”
“Logo Nike: storia, significato, curiosità ed evoluzione dello Swoosh”

Il logo Ferrari e la contesa con Ducati

Fabio Taglioni era un grande amico di Francesco Baracca e aveva addirittura combattuto con lui in guerra. Per un certo periodo Taglioni utilizzò il Cavallino Rampante sulla Ducati, fino a quando la Ferrari divenne troppo grande e famosa. Il logo fu “ceduto” ad Enzo ma non per bontà, ci fu un vero e proprio accordo tra brand.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *